Engrammi, Prassia e tiro istintivo.

Ossia: sul tiro istintivo: fondamenti tecnici e scientifici.

“Il tiro istintivo è un graduale risveglio nel nostro inconscio di quelle latenti possibilità della natura umana onde l’oggetto lanciato raggiunga il punto voluto senza l’ausilio preordinato di una qualunque mira.” (Giusy Pesenti)

Il tiro istintivo-venatorio, l’aggettivo è d’obbligo per distinguerlo da categorie di tiro che nulla hanno a che vedere con questa pratica sportiva, è una disciplina basata su due grandi pilastri; tecnica e scienza. La tecnica è stata codificata in Italia da Giusy Pesenti sulla scorta di simili esperienze americane fatte da Fred Bear . Giusy cristallizzò il tiro istintivo nelle 10 regole ,già nel 1958 con la fondazione del primo nucleo istintivo di arcieri cacciatori A.C.B ribadendone i fondamenti e mettendoli per iscritto, fin dai primi notiziari L.A.I.V.O fra il dicembre 1978 l’autunno dell’80

I° tenuta della freccia tra l’indice e il medio-anulare

II° punto di aggancio fisso alla guancia

III° che fissando la cocca all’angolo della bocca indice e pollice si ancorino al condilo (mascella)

IV° il tempo di concentrazione sia breve (2” circa)

V° la concentrazione sul bersaglio avvenga ad occhi aperti senza ricercare il falso scopo

VI° ad arco scarico non si punti la freccia sul bersaglio

VII°caricare l’arco inspirando dal basso mentre un braccio spinge e l’altro simultaneamente tira

VIII°l’arco venga tenuto in posizione leggermente inclinata

IX°il corpo prende parte al tiro inclinandosi in avanti(busto e baricentro sopostato verso la punta dei piedi, non verso la gamba anteriore)

X° relativa “durezza”dell’arco.

“Ciò(il tiro istintivo-venatorio) viene acquisito lentamente con assiduo allenamento, mentre sempre più ci si fida a gesti involontari”(Giusy)

Come già intuito da Pesenti la tecnica è semplicemente lo strumento che da forma alla sostanza, la ripetitività del gesto che diviene automatismo (istintività). Per comprendere meglio i meccanismi che sottendono questi processi cognitivi, ci vengono in aiuto le neuroscenze. Le pressioni evolutive hanno plasmato il codice genetico sì da costruire un sistema nervoso che possa modificarsi in risposta all’esperienza. Lo hanno, cioè, dotato di plasticità. Memoria ed apprendimento rappresentano alcuni fra gli esempi più eccelsi della plasticità neuronale. Semplificando potremmo definire apprendimento il processo attraverso cui un organismo acquisisce nuove informazioni o conoscenze e memoria la ritenzione di queste informazioni in modo da successivamente poterle utilizzare.Grazie alla memoria e all’apprendimento l’organismo trae vantaggio dall’esperienza. I ricordi sono immagazzinati nella corteccia celebrale in archivi noti come tracce mnestiche o engrammi.Il processo che converte la memoria a breve termine in quella a a lungo termine è noto come consolidamento.Il sistema nervoso produce formule esatte di movimenti o loro engrammi (tracce mnestiche Bernstein 1947-1967)collegati in sequenza o collegati in parallelo.Esiste un “motor image”che controlla l’esecuzione dei vari engrammi, una mappa cinestesico-propriocettiva. La prassia in neurologia si definisce come la capacità di compiere correttamente gesti coordinati e diretti ad un determinato fine.Un gesto abituale non deve essere pensato e monitorato, ma si realizza senza controllo cognitivo(attentivo). Se il gesto è nuovo il soggetto deve invece selezionare la sequenza degli atti e controllare il loro svolgimento ed eventualmente modificare il piano. Il progetto d’azione, deve cioè essere immaginato e monitorato nell’atto della realizzazione.Nell’individuo l’acquisizione di un nuovo schema motorio progredisce attraverso stadi in cui il movimento è controllato in modo attivo ed accurato. I singoli movimenti devono essere prodotti lentamente prestando attenzione ad ogni singola azione ed alle sue conseguenze. Ciascuna azione deve essere selezionata e la sequenza deve essere assemblata ed immagazzinata nella memoria . Con la pratica la sequenza si consolida e diviene automatica.L’acquisizione di una prassia avviene attraverso tre passaggi:

I Preparazione: l’azione viene eseguita molto lentamente, viene esercitato un forte controllo, vengono curate le singole parti dell’azione;

II Composizione:l’azione viene eseguita più velocemente ma vengono commessi errori di esecuzione

III Proceduralizzazione :a questo livello l’azione viene svolta fluentemente, in modo routinario, automatizzato.

L’automatismo e’ un processo che utilizziamo quotidianamente in un’infinità di azioni senza doverci concentrare su ciò che facciamo. Nel tiro con l’arco tale processo mentale trova la sua naturale e massima espressione nel tiro ad un bersaglio in rapido movimento ( tiral volo o alla sagoma mobile )o eseguito in rapida successione (tiri a tempo). I l tiro istintivo venatorio, nato per il tiro a volatili o animali in movimento è una disciplina di tiro fra le più affascinanti e difficili da mettere in atto Essere in grado di condizionare la propria mente ed il proprio agire in modo da rendere il gesto atletico rapido,automatico e soprattutto preciso richiede tempo , dedizione e sacrifici. In conclusione, il tiro istintivo-venatorio ha una sua propria identità e caratteristiche, ed è fondamentale che ogni atleta abbia ben presente ,al di là delle definizioni, che tipo di obbiettivo vuole raggiungere e quale strada vuole percorrere per raggiungerlo. Illudersi di essere tiratori istintivi applicando il gap sooting (valida tecnica per il tiro alla sagoma fissa) o qualsiasi altra forma di mira non ci aiuta ad essere atleti migliori ma ci allontana semplicemente dal raggiungimento del nostro obbiettivo,ci impedisce di crescere come atleti!

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